Il Gipeto

Val Vannino – Pizzo Marta (2400m)

F. Fratagnoli, P. Garanzini, M. Pellizzon (2001)

Parete Sud, 280m, 8 tiri, TD (6b, obbl. 6a+/A0)

 

Il Pizzo Marta sovrasta l’ingresso della Val Vannino sul lato sinistro orografico, mostrando un’ampia e discontinua parete Sud, su cui si sviluppano un paio di itinerari moderni. “Il Gipeto” percorre tutto l’avancorpo lungo una linea divertente e a tratti impegnativa, con stile di arrampicata vario.

icona    ACCESSO

La Val Vannino è una laterale della più nota Val Formazza. L’accesso più comodo è dal paese di Valdo con la seggiovia Sagersboden. Dalla stazione di arrivo a monte si segue la larga e sconnessa sterrata che conduce verso i rifugi Margaroli e Miryam, classiche mete escursionistiche della valle. Superati i primi tornanti ripidi si sbuca sui bei ripiani erbosi sotto la caratteristica struttura del Rocciodromo, appena a destra della strada e scintillante di spit. Da qui il Pizzo Marta lo si scorge in alto a destra. Superato il Rocciodromo si arriva alla deviazione per il rifugio Miryam: qui si abbandona la strada salendo per tracce a destra (inizialmente con bolli blu); il sentiero traversa sopra il Rocciodromo, passa sotto la falesia del Pilastro Bomba, e prosegue in piano attraverso un campo di rabarbaro selvatico. Attraversatolo proseguire dritti e con ampia curva da destra verso sinistra si arriva al pendio morenico che scende direttamente dal Pizzo Marta. Per vaghe tracce e rari ometti su sentiero accidentato e pietraia, senza percorso obbligato puntare al punto più basso della parete (ampio slargo alla base da cui parte un monotiro a fix); contornarlo verso destra in salita e raggiungere poco dopo un piccolo ripiano alla base della via (scritta rossa, in totale 1h ÷ 1h30’ dalla seggiovia ).

icona   ATTREZZATURA

Via con protezioni a fix nei punti giusti, comunque da integrare. Soste con due fix, anello di calata e cordone. Tutti i tiri eccetto L4 sono facilmente proteggibili lungo le fessure. Necessaria una serie di friends dalle misure BD #0.5 a #3 (una misura BD #4 non è indispensabile, tuttavia utile se preferite aiuto psicologico sulla fessura di quarzi). Senza protezioni veloci alcuni tiri diventano pericolosi in caso di caduta.

icona  DISCESA

In doppia sulla via: con due corde da 60m si riescono a saltare alcune soste. In sequenza: S8, S6, S5, S3, S2 e da questa (a piedi o meglio in doppia) si attraversa la cengia erbosa del secondo tiro, alla cui estremità destra (faccia a monte) si imbocca una breve cengia che porta sui prati a fianco della parete. In 5 minuti si rientra all’attacco.

icona  VIA

Vedere lo schizzo e le seguenti note.

1° tiro: muretto ostico in partenza poi più facile fino alla sosta sotto la cengia erbosa. Chiodatura essenziale, ma possibilità di integrare con friend medio-piccoli. 4 fix, 6a (1 passo)

2° tiro: attraversare camminando tutta la cengia erbosa da sinistra verso destra per circa 50m puntando alla base di un’evidente fessura con cordone penzolante sulla faccia di destra. Sosta su placca appoggiata, sotto la verticale della fessura.

3° tiro: diagonale a destra, rimontare una lama con passaggio atletico e poi traversare il muro verso sinistra prendendo il bordo inferiore della fessura stando sotto il fix con cordone; uscita delicata su placca appoggiata (tiro molto bello). 4 fix, 6a

4° tiro: rimontare ancora una cengia erbosa poi su dritti per la bellissima placca: il primo vero ostacolo è una rimontata tenendo una fessura obliqua di dita poco profonda e stondata, fix salvamutande ad altezza ombelico. Più sopra il tiro oppone passaggi in placca su piccole vaschette con difficoltà obbligata (6a e 6a+), possibilità di integrare solo a metà tiro in corrispondenza di una lama a sinistra (cam BD #1 o #3). Se la placca non è il vostro forte potete scalare la fessura di sinistra da proteggere completamente (fa parte della via “C’era una volta il sentiero walser”) poi ricongiungersi alla via nel tiro successivo. 5 fix, 6a/6a+ continuo

5° tiro: per il bombè sopra la sosta (passo impegnativo) oppure aggirarlo a sinistra (più facile e più logico). 5b passando a sinistra altrimenti 6a+.

VARIANTE: dalla sosta alzarsi verso sx prendendo il bordo del tetto (cam BD #0.5) e traversare in orizzontale verso sx fino a trovare la sosta di “C’era una volta… “.  Questa sosta consente di salire la splendida placca del tiro successivo (“… il sentiero walser “).

6° tiro: verso sinistra, attraversare il canale erboso e poi per la bella placca fino a un ripiano. 5b

VARIANTE: in diagonale su erba verso sx prendendo il bordo della placca (cam BD #2, allungare molto questa protezione). Dal bordo procedere alcuni metri verso sx al primo fix e da questo cercare il percorso migliore che collega i tre fix rimanenti (roccia lavorata e splendida). Tiro molto lungo 55m, sosta a sinistra di “Gipeto” sotto la verticale della fessura di quarzi. 4 fix, 5c

7° tiro: prendere l’evidente e larga fessura protetta alla base da un fix sino a un restringimento proteggibile con un nut grosso o un friend BD #2. Con un passo atletico rimontare la strozzatura e salire la fessura con arrampicata esterna su enormi e magnifici cristalli di quarzo, quanto mai provvidenziali (possibile integrare con cam BD #4 o #5, non indispensabili); intermezzo più abbattuto prima di un ultimo breve muro con il singolo più intenso del tiro su uscita leggermente strapiombante (tiro a 5 stelle!). 5 fix, 6b

8° tiro: sopra la sosta per breve strapiombo e lame più facili. 6a, 1 passo

La via termina su uno sperone ben al di sotto della vetta (libro di vetta, portarsi da scrivere se si vuole lasciare una traccia ai posteri): di solito ci si cala senza proseguire oltre.

 

Nota: la relazione è riferita a una ripetizione dell’Agosto 2013. A cura di Mazzo e Robi. Aggiornata dal Brambi dopo una ripetizione di luglio 2018.

Il Gipeto schizzo della via

Qualche foto della via qui sotto

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