Uomini e Topi

Val di Mello – Placche dell’Oasi (1400m)

G. Miotti (1977)

Parete Sud, 330m, 7 tiri, D (V+, VI obbligatorio con la variante Baader)

Le Placche dell’Oasi sono quelle pareti che chiudono la Val di Mello alla sua estremità orientale, ben visibili dal suo bellissimo fondovalle non appena si entra in valle. Meno spettacolari di tante altre strutture e relativamente lontane non sono una meta molto gettonata. Richiedono però tutti gli ingredienti necessari all’arrampicatore mellico: padronanza dell’aderenza, sapienza nel proteggersi e umiltà nell’affrontare i gradi della via. Pur non essendo una via estrema, richiede comunque assoluta padronanza del grado e il panorama che si gode sulla valle merita da solo l’impegno della salita. La presente relazione descrive la variante Baader (G. Fiorelli, J. Merizzi, 1978) che evita una parte della via originale, più facile ma perennemente bagnata. Questa variante e i tiri successivi fino alla fine sono molto belli.

icona    ACCESSO

Dal parcheggio all’ingresso della Valle (accesso a pagamento e a posti limitati) si percorre tutta la valle sul suo fondo tralasciando tutte le deviazioni per le valli laterali fino ai boschi oltre la località Rasega. Salendo all’ombra degli abeti si raggiunge un ponte (in corrispondenza della deviazione per la Val Torrone, che si tralascia) e poco dopo il sentiero raggiunge la traccia che scende alla Chiusa della Valle (cascata romantica ideale per conquistare il cuore della vostra anima gemella) e appena oltre si costeggia la base delle Placche (1.5 h). Il sentiero prosegue ben marcato per la Val Cameraccio, il Belvedere e la Casera Pioda. L’attacco è a sinistra delle radici di un grosso albero schiantato dalle fatiche dell’età.

icona    ATTREZZATURA

Via attrezzata alle soste con chiodi cementati o resinati; lungo i tiri si trova ben poco. Quindi è vivamente consigliata la normale dotazione alpinistica (protezioni veloci medio/piccole indispensabili), due mezze corde indispensabili se si opta per la discesa in doppia.

icona   DISCESA

Esistono varie possibilità, elencate qui di sotto.

  1. Discesa storica (quando non esistevano neanche le soste della via): si sale dritti e faticosamente nel bosco per 10-15 minuti per aggirare verso destra (faccia a monte) le placche a destra dell’uscita della via, per poi traversare lungamente sempre verso destra fino a incrociare il sentiero della Val Cameraccio. Per questo in breve si torna all’attacco (30-40 min; lunga, in disuso e tutt’altro che banale evitare i salti verticali).
  2. Discesa eretica: all’uscita della via si taglia a sinistra nel bosco fino a incrociare il corso secco di un torrentello che si segue fino a sbucare all’attacco della via (20-30 min; itinerario seguito più di 20 anni fa a causa del ricordo errato della direzione da prendere per la discesa “storica”; in ogni caso è meglio dell’altra…)
  3. Discesa moderna: vista l’ottimo stato delle soste, in doppia sulla via fino alla base di Baader, poi a piedi nel bosco (necessarie due corde!).
icona   VIA

Vedere lo schizzo e le seguenti note.

Tiro 1: salire per placche senza percorso obbligato, dopo 10m si incontra uno spit vetusto, poi nulla fino alla sosta su anello cementato (50m, IV).

Note: è possibile arrivare alla sosta anche salendo qualche metro a destra, dove compare una protezione fissa dopo 10-15m e poi nulla, difficoltà equivalenti. Dritti oltre la sosta si può percorrere Il gioco dello scivolo, IV+, via di Guerini/Mazzucchi.

Tiro 2: in traverso verso destra fino al bosco e alla prima pianta utile (50m, III).

Raccordo nel bosco di 50m fino alla base delle placche di destra, nel punto più basso di un piccolo sperone. La via originale risale poco a sinistra dello sperone fino a raggiungere l’evidente diedro bagnato. Per questo alla sosta del tiro 3, difficoltà di III+ secondo il Boscacci, diffidate…

Tiro 3 (Baader): bel tiro di aderenza che per proteggersi sfrutta delle fessurine nella prima parte (tre vecchi chiodi, possibile integrare con protezioni veloci) poi dritti oltre un resinato  che attenua la sensazione di solitudine del primo di cordata (50m, VI).

Tiro 4: dritto per placca fino a una bella fessura appena sotto la sosta su cengia con abete (40m, III).

Tiro 5: zigzagare per lame e fessure da proteggere (40m, IV+).

Tiro 6: sfruttare i diedri fessurati per raggiungere una paretina verticale che porta alla sosta (50m, V).

Tiro 7: si segue lo sperone adagiato sopra la sosta (resinato) fino a una piccola cengia sotto una fessura verticale da risalire, protezioni non semplici da piazzare; si esce nel bosco per 5m fino a un cordino con maglia rapida intorno un albero (50m, V+).

Nota: la relazione è riferita a una ripetizione del Maggio 2018. A cura di Robi

Schizzo Uomini e Topi

Qualche nota storica e foto sono disponibili a questo link