Le fond de l’air

Monts Rouges de Triolet – punta Nord 3435m

M. Motto, R. Vogler, C. Schwarz (1993)

Parete Sud-Ovest, 330m, 8 tiri, TD+ (6b+, obbl. 6a+)

Più appartate delle gettonatissime vie che stanno sulla II punta centrale ma raggiungibili in circa lo stesso tempo “Le fond de l’air” (e “Reglettes da ballo” che non abbiamo salito) sono due imperdibili per gli amanti delle fessure in zona rifugio Dalmazzi.
“Gran classica” come da relazione M. Motto? Se non lo è merita di diventarlo, fosse solo che porta la firma di un altro gigante dell’arrampicata alpina (Romain Vogler) e perché la troviamo sia nella guida delle classiche di Bassanini che in “M. Bianco super cracks”.
Il sole nel mese di agosto arriva dopo le 10.

icona    ACCESSO

Da Milano o Torino prendere l’autostrada A5 in direzione Traforo del M. Bianco ed uscire alla barriera di Aosta. Da qui a Entreves imboccando poi la strada che si addentra nella val Ferret e parcheggiare al termine della strada presso la frazione Arp Nouva (alla data di questa relazione, nei giorni estivi la val Ferret è chiusa al traffico veicolare dalle 8 del mattino alle 23 di sera).

A piedi lungo la carrozzabile, dopo poche centinaia di metri alla prima curva verso dx imboccare il sentiero per il rif. Dalmazzi, ben segnalato, che risale lungo il filo della morena costeggiando la parete dei Titani sul lato dx (1h:45m – 2h:15m dall’auto). Giunti sotto lo zoccolo di roccia che fa da contrafforte ai Mont Rouges de Triolet il sentiero diventa un percorso attrezzato con canaponi e pioli in metallo infissi nella roccia; in circa 30min si arriva al rifugio Dalmazzi.

Dal rifugio imboccare il sentiero che costeggia il tubo dell’acqua e seguire gli ometti e la traccia di sentiero in salita (ometti) che poi si abbassa una decina di metri in uno stretto canale nel suo punto più accessibile, poi lo supera (ometti) restando a monte del profondo avvallamento dove il tubo dell’acqua forma una campata aerea (20 min dal rifugio). Da qui seguire le tracce e rari ometti verso sinistra che portano sul filo della morena che discende dal bacino glaciale del Triolet. Il sentiero su filo di morena diventa via via meno evidente fino a diventare traccia con ometti che sale piegando verso destra (direzione di salita) puntano la base delle pareti (50 minuti dal rifugio). A seconda dell’innevamento il sentiero traversa ora a sinistra su chiazze di neve passando sotto il pendio che scende dalla punta 3327 (visibile il marcato diedro e la placconata rossa dove attacca la via “Beresina”). Da qui ora si supera il fronte del ghiacciaio bordandolo facilmente sul suo lato destro di salita (ramponi) facendo attenzione ai primi buchi e piccoli crepacci; entrare nel circo glaciale compreso tra i Gemelli (a sx) e le punte Nord del Triolet continuando con poca pendenza fin sotto la torre rossa che si stacca a metà parete della punta Nord (1h:15m dal rifugio circa). Salire ora direttamente il pendio di neve fin dove si stacca dalla roccia e per detriti instabili portarsi sotto l’evidente rampa-diedro obliqua ascendente verso sinistra (spit con cordino bianco visibile al termine della rampa, 1h:30m – 1h:45m dal rifugio).

icona    ATTREZZATURA

Ramponi fino a tarda stagione. Piccozza non indispensabile. 10 rinvii di cui almeno 3 molto lunghi. Mezze corde da 50m.

Via attrezzata con fix 10mm, distanziati lungo le fessure ma sempre nei punti giusti. Dadi non necessari.

A titolo indicativo riportiamo qui le misure di friends indicati nella guida Camurri-Bassanini ma nel testo abbiamo indicato le protezioni da noi usate, tenendo presente che solamente L1 e la prima metà di L2 necessitano veramente d’integrare i fix in loco: una serie di cams misure BD C4 #0.4 grigio, #0.5 viola, #1 rosso, #2 giallo, #3 blu, raddoppiando eventualmente il #1 rosso e #2 giallo.

icona   DISCESA

Calata in doppia lungo la via di salita. Le prime tre calate sono oblique sul filo del pilastro. Se necessario moschettonare i fix in discesa.

Da S5 a S4 lineare sempre su filo pilastro facendo molta attenzione alla zona di rocce rotte. Da S4 a S3 doppia aerea fino S3. Da S2 a S1 lineare. Da S1 a terra con una doppia mozzafiato di 40m completamente nel vuoto.

icona   VIA

Vedere lo schizzo e le seguenti note.

1° tiro: Il motivo del vostro viaggio fino qui: facile muretto in partenza (cam BD #3) e diedro obliquo fessurato a guadagnare il fix con cordino. Rinviare molto lungo. Breve muretto di decisione guadagnando il piccolo pulpito che fa da riposo prima dello stretto camino-fessura (fix a sx) dopo il quale altra possibilità di riposo. Alzarsi di pochi metri prendendo finalmente la mega fessura ora verticale (fix da rinviare molto lungo) e traversare a dx 3m in piena esposizione (cam BD #0.5), ancora fessura con incastro di mano e ultimo fix poco sopra. Continuare quindi per circa 25m con arrampicata sostenuta lungo la fessura ora più stondata ma buona e ben proteggibile (cam BD #3, # 0.3 e #0.4). Attenzione agli attriti.

Sosta appesi su 2 fix collegati da cordino e maillon di calata. 50m. 6b, 4 fix

2° tiro: Continuare per la fessura verticale ma ben afferrabile, meglio proteggere all’inizio con BD #1 oppure #0.75, e proseguire in obliquo verso dx più facilmente fino a superare il tratto verticale (1 fix dopo 10m dalla sosta). Continuare ora dritti su placche appoggiate e brevi facili muretti. Sosta comoda su 2 fix collegati con cordino e maillon di calata. 40m. 6a+ (1p), 3 fix.

3° tiro: Un tiro poco più che di raccordo. Dritti sopra la sosta per risalti, poi diedro fessurato verso dx (2 fix) fino alla comoda e larga cengia di sosta posizionata sotto il marcato tetto-strapiombo. 2 fix collegati con cordino e maillon di calata. 40m. 5c, 3 fix.

4° tiro: Memorabile. Tiro tutto protetto a fix, inutile integrare. Dalla sosta andare in obliquo alla base del muro che aggira a dx lo strapiombo scalando con un po’ di mestiere stando a dx della linea dei primi due fix. (Superato il primo muro e all’altezza del bordo dello strapiombo si nota frontalmente a circa 15m più avanti una vecchia sosta, probabile sia la via Manera, da trascurare).

Continuare su muro verticale a piccole prese e buoni appoggi, roccia fotonica multicolore; 15m di movimenti tecnici sulle punte e un singolo move a prendere un piccolo rovescio che serve per rinviare (faticoso). Pochi movimenti giocando d’astuzia con i piedi e si agguanta a sx il bordo del pilastro che segna anche la fine del muro. Proseguire più facilmente prima a sx poi circa 15m in verticale per blocchi fessurati fino alla sosta nascosta su pulpito a destra su filo pilastro, 2 fix collegati con cordino e maillon di calata. 45m. 6b+, 5 fix.

Nota: noi (e la cordata che ci precedeva) in salita non abbiamo visto la sosta a dx sul pulpito, procedendo fino a quasi 55m di tiro, in ultimo attrezzando una sosta bomber su comoda cengia di fronte a un corto risalto con tre profonde fessure (spuntone + 3 friends).

5° tiro: Tiro tecnico di movimento su roccia di rara bellezza. Inizialmente per muretti e rocce rotte passando tra due grossi blocchi, poi placca verticale bianca/arancione con movimenti da cercare e delicati, sempre su filo di pilastro. Sosta appesi, 2 fix collegati con cordino + maillon di calata. 40m. 6a+, 4 fix.

6° tiro: Ancora roccia esagerata per un tiro di placca stando però sul filo di destra del pilastro. Sosta con 2 fix collegati con cordino + maillon di calata. 6a, 5 fix.

7° tiro: Lame e spigolo fino ad una forcella poi a destra. Sosta sopra il terrazzo con 2 fix collegati con cordino + maillon di calata. 5c, 1 fix.

8° tiro: Breve tiro con passo muscolare all’inizio. Sosta in cima al pilastro con 2 fix collegati con cordino + maillon di calata. 6a+, 3 fix.

 

Nota: la relazione è riferita a una ripetizione di agosto 2019. A cura di Brambi.

Schizzo "Le fond de l'air" (tratto e adattato da "M. Bianco - Le classiche" di G. Bassanini)
Schizzo "Le fond de l'air" (tratto e adattato da "M. Bianco - Le classiche" di G. Bassanini)