Valle dell’Orco – Parete del Disertore
Roberto Bonelli e Claudio Persico (1976)
Nord-Ovest, 250m, 6 tiri, TD (6C+ o A1/5B obbl.)
Un pezzo di storia dell’arrampicata del Nuovo Mattino, oggi a distanza di decenni e con l’uso delle protezioni mobili la lunghezza di corda iniziale incute timore prima ancora che rispetto. Prima libera di Patrick Edlinger nel 1982, va però notato che una cosa è scalarla in libera piazzando le protezioni mentre tenete una dulfer rovescia sotto il tetto altra cosa è rinviare i chiodi già martellati e solidi nella fessura di fondo (Patrick Edlinger e la libera del passo chiave di Totem Bianco).
Una relazione, questa, forse inutile per una via tanto famosa e della quale si conosce moltissimo, eppure abbiamo faticato a trovare indicazioni precise tutte concilianti tra loro (in primis, la pluridecorata guida della valle che non smentisce l’approssimazione descrittiva già riscontrata altrove).
ACCESSO
Per la sua favorevole esposizione a Nord-Ovest si tratta di una salita che si lascia godere nelle giornate più calde: indichiamo quindi solo l’accesso dal camping “La peschera”, più rapido ancorchè più corroborante per via del guado.
Dal camping, in corrispondenza dell’ultimo casotto che si affaccia sulla strada scendere lungo il dorso del torrente e guadare circa 15 metri a monte di una piccola cascatella nel punto dove l’acqua è più bassa (a luglio abbiamo trovato acqua al polpaccio nel tratto mediano; attenzione comunque ai sassi sul fondo perchè ricoperti da alghe scivolose).
Attraversare il prato, raggiungere il bordo della pietraia con grandi blocchi e portarsi in diagonale ascendente verso il suo bordo sinistro (faccia a monte). Risalire ora la pietraia senza percorso obbligato, poi un breve tratto di bosco con fondo insidioso su erba ripida fino ad aggirare a destra uno zoccolo roccioso al cui termine è evidente uno stretto e frastagliato camino a ridosso della parete. Attacco esattamente sotto la verticale del tetto che mostra una caratteristica forma a “7”; un pino indica l’ingresso dello stretto camino di attacco.
ATTREZZATURA
Via interamente da proteggere ad eccezione dei 4 metri di tetto orizzontale dove stanno alcune protezioni incastrate che riducono notevolmente l’impegno e il numero di materiali all’imbrago. In merito alla ferramenta da portarsi abbiamo letto le più corbellerie, partendo dal bauscione che sale il 7a proteggendosi con sole tre misure (bravo lui), a quello che “servono solo le misure medie” (e il rimanente del tiro lo avrà protetto mettendo le vecchie cento lire nella fessura per l’ora pro nobis?). Indichiamo qui quanto abbiamo realmente usato soprattuto nel tiro chiave che abbiamo salito completamente in artificiale.
2 serie di camme BD tipo Camalot da #0.3 a #2. I più usati sono stati #0.3 e #0.4 che sono esattamente la misura della fessura (regolare) da tirare in dulfer per almeno 5 o 6 metri in L2. Una misura #3 utile ma non indispensabile per L3. Avere tripli #0.3 e #0.4 ci avrebbe evitato di trascinarci le protezioni alzandole durante la progressione in L2.
Tutte le soste sono con almeno 2 fix del 10 con bullone del 17, collegati da cordone e maillon rapide per le calate.
4 rinvii liberi di cui un paio molto lunghi, gli altri rinvii li avevamo già montati su ciascun friend. Corde da 60m indispensabili.
DISCESA
Da S6 con 3 doppie: S6 –> S4 –> S3 fino a terra.
NB: scendendo da S4 (il Totem Bianco) attenzione a due ripiani dove sono depositati detriti e sassi mobili anche di considerevoli dimensioni. Possibile incastro delle corde durante il recupero, tuttavia è il tiro più semplice ed è possibile risalire velocemente.
VIA
Vedere la foto col tracciato e le seguenti note (approssimativo, così come numero e misure delle protezioni veloci è indicativo potendo piazzarle praticamente a piacere).
1° tiro: Salire lo stretto camino tra avancorpo e parete con buoni appoggi ai lati (possibile piazzare una buona protezione #1 prima del suo termine), poi due passi sulla placca di sinistra consentono di afferrare il bordo che definisce il limite dell’avancorpo e da qui ribaltarsi su comoda cengia. Sosta su 1 fix con cordino blu, da rinforzare con friend #2. (15m, 4B)
2° tiro: Arrampicata con movimenti difficili per il posizionamento delle protezioni, sostenuta ed aerea. In sequenza abbiamo piazzato (e tirato) le seguenti misure di friends in aggiunta alle protezioni già in loco: #1 e #0.75 in fessura iniziale; #0.5, #0.5, #0.4, #0.4, #0.3, #0.3 nel tratto verticale di diedro fessurato; #1 e #2 nel traverso sotto il tetto.
Da S1 salire alcuni metri la larga fessura in diagonale verso destra (grossi appoggi per i piedi), possibile un’ottima protezione #1 in corrispondenza di un piccolo arbusto e una seconda #0.75 prima del tratto di diedro verticale.
Salire ora interamente il diedro fessurato verticale con opposizione molto sostenuta e faticosa, appoggi esterni per i piedi scarsi o nulli fino ai due terzi superiori del diedro; fin qui la misura della fessura è stretta, di dita (#0.5 alla base, poi #0.4 e per finire #0.3). Giunti ai 2/3 un buon appiglio/appoggio sulla faccia sinistra consente di alzarsi fino a un solido chiodo con lungo cordino rosso e ristabilirsi poco sotto il bordo del tetto. Qui la fessura si allarga con possibilità di piazzare un ottimo BD #1.
Ora il tetto si spalanca verso sinistra mostrando una fessura orizzontale rovescia e regolare di misura #1 e #0.75 per tutta la sua lunghezza. Le leggende narrano che i brutos in libera la scalino tirando la fessura in opposizione e i piedi in spinta schiacciando i microbi, sarebbe spettacolare vederli in anteprima. Senza scomodare le staffe si traversa a sinistra, con il solito sistema a ripetizione prendi-tira-blocca sfruttando gli oggetti (ormai indistinguibili) incastrati nella fessura (magari aggiungendo alla bisogna: un BD #2 prima del suo termine può rassicurare) ci si arrangia alla bell’è meglio arrivando al bordo del tetto dove un ultimo chiodo solido consente di trascinarsi alla sosta, appesi, 2 fix collegati (nel solo tratto del tetto ci sono 2 friends incastrati + 2 nuts incastrati + 1 chiodo al termine). (30m, 6C+ o A1)
3° tiro: Brevissimo. Salire un paio di metri sopra la sosta restando nella nicchia (dado incastrato + fettuccia logora in alto), un’ottima fessura orizzontale lungo la base del “coperchio” consente in tutta comodità di piazzare sia un BD #2 sia un BD #3 (o entrambi se piace indossare le mutande di ghisa) comunque da allungare molto.
Grosse prese (una rovescia in basso ed una alta in un largo buco con bordi netti) permettono di uscire dalla nicchia verso sinistra più agevolmente di quanto possa apparire. Rimontato il bordo, finalmente si respira passeggiando in diagonale verso destra per facile placca inclinata (1 chiodo e/o friend #0.75) fino alla sosta su 3 fix collegati con cordini e due maillon rapide (quello più nuovo ha la vite di serraggio da stringere). (10m, 6A)
4° tiro: Un paio di metri verso destra dalla sosta (chiodo) rimontare il breve muretto e da qui traversare pochi metri a sinistra su terrazza (attenzione ai sassi e blocchi mobili). Qui salire interamente un diedro ben fessurato ma molto rotto (chiodo), chiuso alla sua sommità da un blocco che si supera direttamente. Al suo termine ci sono due possibilità: proseguire ancora alcuni metri in verticale per fessura a sinistra, rinviando una sosta messa su largo ballatoio (2 fix collegati), quindi salire la placca sopra il ballatoio traversando verso destra (possibile BD #1) e in ultimo rimontare la breve balza che porta alla sosta su comoda cengia dietro al grande pino secco (il Totem Bianco). (35 m, 5A)
Alternativa: dall’uscita del diedro traversare a destra un paio di metri per rocce rotte fino sotto la verticale del Totem Bianco, da qui rimontare la breve balza che porta alla sosta su comoda cengia.
5° tiro: Bel tiro. Dalla sosta traversare a sinistra 3 metri dietro i pini guadagnando una fessura ascendente ben proteggibile prima del suo termine(BD #1 da allugare molto). Al termine della fessura proseguire ancora dritti su bella placca abbattuta ma lavorata e rugosa per circa 4 metri fino a raggiungere il bordo di una cornice poco spiovente (qui 2 fix di una sosta per calata intermedia da trascurare).
Raggiunto il bordo della cornice procedere salendo in diagonale verso sinistra su placca per una decina di metri (chiodo) raggiungendo una costola che si segue per alcuni metri (possibile piazzare un ottimo BD #0.75) poi rimontarla puntando decisamente verso l’ultimo tratto verticale di parete in corrispondenza di un breve salto con diedro. Sosta su 2 fix collegati da cordone bianco consunto (50m, 5b).
6° tiro: Rimontare il salto sopra la sosta poi verso destra alcuni metri su cengia erbosa fino un intaglio di fronte al quale una larga spaccatura (blocco incastrato per fettuccia) consente di rimontare un muretto e da qui ancora a destra fino alla bella e netta fessura ad arco ascendente che fa da fondo al diedro finale (cams BD #1 e #0.75). Ottimi appoggi per i piedi depositano alla sosta con 2 fix collegati, su comodo gradino (25m, 5c)
Nota: la relazione è riferita a una ripetizione del Luglio 2020. Relazione a cura di Brambi