Via dei Morbegnesi

Valle dell’Oro (Val Masino) – Punta della Sfinge (2808m)

F. Bottà, F. Bottani, G. Dell’Oca, A. Passerini, L. Romegialli (1964)

Parete Sud-Est, 240m, 7 tiri, TD- (VII, obbl. V+ / A0)

 

La Punta della Sfinge è un struttura rocciosa dal tipico profilo (che ricorda appunto una sfinge) su cui corrono alcuni tra gli itinerari più ripetuti della Valle dell’Oro. Particolarmente ricche di itinerari alpinistici sono la parete Nord-Est, piuttosto abbattuta e sulla quale sono presenti vie medio-facili, e la parete Sud-Est, più verticale e impegnativa della precedente. La via sicuramente più battuta della Sud-Est è proprio la via dei Morbegnesi, che percorre per intero il lungo diedro che taglia verticalmente il centro della parete. La via si può dividere in due parti: la prima, logica e dalle difficoltà più contenute, percorre il grande diedro, la seconda invece segue una linea piu’ tortuosa e non sempre intuitiva e oppone difficoltà maggiori. Molte relazioni riportano 8 lunghezze totali, ma durante la nostra ripetizione abbiamo trovato punti di sosta differenti soprattutto nella seconda metà: la presente relazione indica solo 7 soste. In generale si tratta comunque di una scalata di stampo classica e di soddisfazione, su ottimo granito.

icona    ACCESSO

Raggiungere in macchina la località Bagni di Masino, che si trova oltre l’abitato di San Martino. E’ possibile parcheggiare nelle aree del vecchio hotel Terme (a pagamento, 5€) oppure dove consentito lungo il margine della strada (gratis). Da qui proseguire a piedi e, dopo aver superato l’albergo e un ponte a sinistra sul torrente, imboccare il sentiero sempre ben segnato con vernice bianca-rossa in direzione del rifugio Omio. Si oltrepassa il bosco e successivamente in falso piano poco dopo una malga si giunge al rifugio Omio (da 1h45′ a 2h15′).

(luglio 2018) A sinistra del rifugio imboccare il sentiero che sale più ripido in direzione del passo Ligoncio (trascurare un secondo sentiero che taglia in costa verso sinistra) e dopo pochi minuti ad un nuovo bivio con paline segnaletiche (sentieri attrezzati Dario Di Paolo meridionale e settentrionale) proseguire per quello di sinistra che si alza a mezzacosta (è indicato anche il passo della Vedretta) risalendo un canale detritico. Raggiunto il bordo meridionale della Sfinge è visibile l’alto zoccolo di rocce ed erba; continuare per pietraia tenendo sempre la Sfinge sul fianco destro salendo fino al settore di parete con placche appoggiate compatte incise da due evidenti fessure. Sopra le placche è visibile il netto e caratteristico diedro che indica la direzione di salita. Attenzione al possibile nevaio alla base fino a stagione inoltrata che potrebbe rendere ostico raggiungere la partenza: consigliabile prepararsi sulla pietraia (vedi foto panoramica dei sentieri a fondo pagina).

icona   ATTREZZATURA

(luglio 2018) Via poco attrezzata con protezioni fisse, fatta eccezione le soste e la corta placca dell’ultimo tiro dove sono presenti 4 chiodi a pressione ravvicinati (+ altri 4 chiodi lungo il tiro) sui quali è sufficiente scomodare l’A0, se non vi sentite di forzare la libera nel singolo passo più duro. Le soste sono costituite da chiodi già collegati con cordoni, meglio averne un paio lunghi per sostituire o integrare quelli in posto. Un paio di soste da controllare ed eventualmente rinforzare con friends. Consigliamo attrezzare la sosta S6 su comodo terrazzo appena sotto la placca con chiodi a pressione (due cams BD #0.5 e #2). 

Lungo tutta la via è molto facile proteggere (oltrechè piacevole) con friends di tutte le misure: prevedere una serie di cams BD dallo #0.5 al #4. Dadi e staffa inutili.

icona  DISCESA

Dall’ultima sosta con una breve calata (10m) ci si porta ad un grosso anello cementato da cui calarsi sul versante opposto alla salita (Nord-Est). Con due calate da 50m (anello di calata intermedio) ci si porta a base della parete. Da qui ci si dirige verso sinistra (viso a valle) per roccette sino al passo Ligoncio, da qui si recupera il sentiero Di Paolo settentrionale che torna al rifugio Omio. (1h).

(luglio 2018) dalla fine delle difficoltà abbiamo allungato un cordino per la calata sul versante di salita: purtroppo la strozzatura alcuni metri più in basso immancabilmente e con certezza assoluta incastra le corde. Un tentativo da non ripetere.

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Vedere lo schizzo e le seguenti note.

1° tiro: Tenendosi una decina di metri a sinistra della linea data dal diedro, salire inizialmente per gradoni sino ad un pulpito verso destra. Da qui salire la bella fessura stondata (cams BD #0.75, #1 e #2) al termine della quale, verso destra, si raggiunge la sosta scomoda (2 chiodi). 40m. V  

Nota: sulla verticale del diedro e più a destra della linea di salita qui descritta c’è una seconda fessura che può essere salita in alternativa.

2° tiro: Salire il diedro fessurato, che presenta buoni appoggi su entrambe le facce. Lungo il tiro sono presenti uno spit e un chiodo sulla destra, numerose le possibilità di integrare con friends. Sosta comoda su piccolo ballatoio (2 chiodi e 1 fix). 25m. IV+

3° tiro: Proseguire ancora nel diedro sino ad un tratto lievemente aggettante ma ben ammanigliato (chiodo), al suo termine alcuni metri ripidi su erba e infine comoda cengia erbosa con la sosta (3 chiodi collegati con vecchi cordini e maillon). 30m. IV+

4° tiro: Ancora dritti nel diedro ora più ampio e dopo circa 20m si trovano in successione: 1 chiodo con vecchio cordone nella nicchia di sinistra, 2 chiodi di fermata sulla faccia di destra; proseguire su placca più abbattuta in leggero obliquo a sinistra. Pochi metri al di sopra di un vecchio cordone grigio penzolante si trova la sosta comoda (non visibile dal basso, 2 chiodi collegati e vecchio moschettone in alluminio). 45m. IV

5° tiro: Tiro non molto intuitivo e dal percorso non obbligato. La soluzione più semplice è spostarsi dalla sosta verso sinistra in orizzontale seguendo una stretta cornice con arbusti, salire il muretto soprastante alcuni metri e prendere le lame che portano ad una stretta cengia dove si trova una sosta collegata con cordino rosso. Rinviare eventualmente la sosta prestando attenzione ad allungare molto la protezione, e continuare dritti per bella placca con lama sulla quale si trova un chiodo. La placca è inizialmente semplice ma con gli ultimi 3/4 metri di traverso verso sinistra più delicati, per guadagnare lo stretto ballatoio dove fare sosta (2 chiodi nuovi, possibile rinforzare con friend). 45m. IV, V+

Nota: alcune relazioni indicano di fermarsi alla sosta intermedia sottostante. In questo caso, con un unico tiro si farebbe sosta alla base del facile diedro erboso successivo.

6° tiro: Una decina di metri sopra la sosta si vede un diedro-fessura svaso con sasso incastrato e cordini penzolanti NON seguire questa direzione!

(luglio 2018) Dalla sosta spostarsi orizzontalmente a sinistra su cengia ai piedi di una placca compatta incisa da una fessura orizzontale poco profonda. Il bordo sinistro della placca è formato dalla faccia di un diedro con sasso incastrato al suo termine. Salire brevemente la placca con passi delicati su cristalli, guadagnare la lama orizzontale che delimita il bordo del piccolo tetto (chiodo) e, sempre aiutandosi con la lama rovescia, traversare verso sinistra (passo delicato) sino al sasso incastrato. Rimontare la cengia sovrastante dove si trova una possibile sosta intermedia (2 ch. collegati). Meglio proseguire e salire ancora 10m il facile diedro con erba uscendo su largo terrazzo, pochi metri sotto la placca con chiodi a pressione. Attrezzare sosta a prova di bomba su 2 o 3 friends (noi abbiamo usato misure BD #0.5 e #2): da qui la visibilità dei volteggi del primo di cordata sul tiro successivo sarà migliore. Il tiro risulta comunque un poco tortuoso: allungare le protezioni! 35m. VI, IV

7° tiro: Tiro chiave. Salire per lame non difficili fino i primi 2 chiodi a pressione, al secondo pressionello aprire in spaccata il piede sinistro nella fessura verticale che consente di moschettonare il grosso chiodo con anello e issarsi nella fessura (incastri di mano faticosi perchè ostruiti da erba). In caso si volesse sfoderare l’A0 oppure se il successivo pressionello risultasse distante, è possibile piazzare un bomber cam BD #1 a metà strada, e con un ultimo sforzo uscire a destra. In tutto 2 metri difficili.

Ancora un chiodo a pressione porta sotto la nicchia del tetto triangolare inciso da ottima fessura rovescia (chiodo con anello a destra). Con un ultimo passo atletico aggirare il tetto sulla destra su lame e salire più facilmente il successivo diedro-camino (2 chiodi) fino alla sosta. 25m. V+/A0 poi V+

Nota: la relazione è riferita a una ripetizione del Settembre 2012, aggiornata nel luglio 2018. A cura di Mazzo e Brambi

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Panoramica sentieri da rif. Omio