Mombi

Val Masino – Pilastro del Pesgunfi

P. Vitali, S. Brambati (1987)

Parete Sud-Est, 200m, 5 tiri, TD+ (6c, obbl. 6b)

Si dice nata come ripiego per le giornate di brutto tempo in valle. Nell’anno 2000 volontà divina volle che, previo consenso degli apritori, la via venisse riattrezzata con fix inox e catene alle soste aggiungendo così 13 fix in più rispetto alla chiodatura originale. Giuro avrei voluto esserci per vedere come diavolo facessero a passare in libera piantando spit in apertura su queste placche: in quell’anno mi facevo ancora la cacca dentro i pantaloni, così come me la sono fatta ora.

Tutti i singoli passaggi più duri sono ben protetti da fix, ma è necessaria fermezza mentale tra le protezioni perchè le difficoltà, sempre continue, non scendono sotto il 6a.

icona    ACCESSO

Dal parcheggio in corrispondenza del ponte per il camping Sasso Remenno si prosegue per circa 1 km in direzione del paese San Martino. A sinistra della strada si trova una sterrata a fondo chiuso con muretto a secco, che consente il parcheggio di due/tre auto cercando di non intralciare il passaggio. In prossimità della strada asfaltata il muretto a secco presenta una breccia da cui passare e per evidente sentiero in 10 minuti si arriva alla base della bella falesia del Pesgunfi; sul suo bordo sinistro si trovano le partenze delle vie “Spalma e stampa” e “Lucrezia”.

Proseguire lungo il sentiero bordando il pilastro ed entrare nella stretta valletta, passare sopra due grossi affioramenti di roccia e dopo poche decine di metri un ometto a destra indica l’attacco in corrispondenza di uno sperone con fix visibile a 4 metri da terra.

icona   ATTREZZATURA

Via sportiva nel senso che è dotata di fix nuovi, più soste S3/S4/S5 con due fix ed anello di calata. Portarsi una chiave del 17 per stringere eventualmente un paio di dadi delle piastrine in L2 che pare tendano a essere “munte” a dovere.

10 rinvii, friends inutili, se proprio volete c’è posto per due misure alien cams verde/giallo in partenza a L1, in partenza a L3 e alla fine della lama iniziale di L5.

icona  DISCESA

In doppia: con due corde da 60m sono tre doppie (da S5 a S3, da S3 alla cengia con albero+anello di S2 e da qui alla base).

icona  VIA

1° tiro: E’ subito possibile piazzare un alien verde dopo un paio di metri e prima di arrivare al primo fix, ma viste le difficoltà attese sui tiri più alti sarebbe bene iniziare da subito a camminare lunghi tra le protezioni ercando le sensazioni migliori per l’aderenza; salire quindi lo sperone che è diviso in due parti da una stretta cengia erbosa con albero e secondo fix comodamente raggiungibile. Sosta da attrezzare sull’albero di sinistra alla base della seconda placca, cordone marcio e scolorito visibile alla base del tronco (40m, 5b, 2 fix).

2° tiro: dalla sosta ci si alza a sinistra (utile il ramo dell’albero) e si traversa in equilibrio verso dx a raggiungere il primo fix. Da qui tornare leggermente verso sinistra e alzarsi con un paio di movimenti assai delicati e di aderenza raggiungendo il secondo fix, e un buon punto di riposo (qui è richiesta decisione per non entrare in vibrazione con tutta la placca). Ancora aderenza spietata a raggiungere il terzo fix e pochi metri sopra la sosta su albero con cordoni e maglia rapida (35m, secondo noi 6b+ ma la relazione recita 1 grado di meno, 4 fix).

3° tiro: Lunghezza di rara bellezza. Partire su lama (possibile un alien verde) e proseguire danzando tra knobs, buchi e profonde vaschette secondo il proprio piacimento. Fin qui max 5c/6a ma protezioni distanti, uno stretto ripiano consente un riposo completo a circa metà lunghezza. Lasciare i dubbi al ripiano, prendere il diagonale delicato verso sinistra con prese numerose ma svase e tornando a destra raggiungere l’ultimo fix che consente di riprendere il respiro prima di affrontare il risalto (6a+). La sosta è visibile ma dal basso un fix intermedio è nascosto poco sopra il risalto: senza panico alzarsi ancora in leggera diagonale verso sinistra lungo concrezioni verticali, superare facilmente il risalto e rinviare il fix poco sopra. Qui il crux: decisione e piede sinistro fermo su vaschetta per alzarsi quel tanto che serve a moschettonare l’ultimo fix e più facilmente su grosse prese fino alla sosta appesi (50m, 6b, 8 fix, movimento-chiave a rinviare l’ultima protezione)

4° tiro: tiro meraviglioso, “a vista” riservato a specialisti del genere. A sinistra della sosta, ancora su roccia molto lavorata a buchi fin sotto la piccola pancia dove una lama rovescia consente di rapinare un riposino prima del violento boulder di dita ed equilibrio (ben protetto all’ombelico). Sopra il fix ristabilimento davvero complicato, la lama-fessura in alto a sinistra aiuta a prendere coraggio prima della galoppata verso il fix successivo: comunque molto distante. Ultimi due fix ancora molto duri ma duri veri, anche se più ravvicinati e A0-abili, motivo per cui non saprei cosa aggiungere qui per essere di aiuto alla libera (35m, 6c spietato per i piedi e la concentrazione mentale, 7 fix)

5° tiro: ridendo e scherzando ma non troppo si tira la dulfer su lama un po’ sporca. Passo da interpretare a rimontare la pancia e lo spigolo seguente. Lungo ma facile tratto verso destra in obliquo a rinviare da comoda posizione l’ultimo fix due metri sotto e a destra della sosta: molto ben protetto il passo, ma davvero ostico per i brevilinei oppure per chi non blocca di spalla su microtacche (40m, 6a con singolo 6b/+ sotto la sosta, 6 fix)

Nota: una delle relazioni trovate indica il tracciato originale dopo la lama in L5 proseguire dritti su terreno più facile (ma molto sporco di terra ed erboso). Forse l’aggiunta del fix sulla placca verso destra aggiunge più pepe ed omogeneità ai gradi della via.

Si legge L4 quasi sempre bagnata, noi l’abbiamo trovata in condizioni eccellenti. Quindi secondo noi periodo ideale: settembre/ottobre, in giornate ventilate con temperature non superiori ai 20 gradi, godendo ancora di lunghi periodi di asciutto di fine estate.

 

Nota: la relazione è riferita a una ripetizione di Ottobre 2018. A cura di Brambi.

Tracciato "Mombi"