Questo è il titolo originale del romanzo di John Steinbeck, pubblicato nel 1937 e tradotto in italiano come Uomini e topi. Il motivo per il quale Popi Miotti scelse questo nome per la sua via alle Placche dell’Oasi in Val di Mello è per me un mistero (ma sicuramente il buon Popi ce lo farà sapere dopo aver letto queste righe). In realtà non è che me ne freghi granchè… sarei più interessato a sapere cosa lo spinse nel lontano 1977 ad affrontare le lisce placche tutto solo! Forse gli occhi di vari arrampicatori si stavano posando sulla struttura (quasi) vergine e quindi, chi primo arriva meglio alloggia!!!
Bando ai convenevoli e facciamola breve: nel mese di Maggio dell’anno del Signore 2018, insieme a Gigi partiamo agguerriti per una ripetizione di Kundalini. Contando su una finestra di bel tempo piuttosto limitata (Sabato piovoso e previsioni di pioggia per il pomeriggio domenicale) arriviamo in Valle di buon mattino, giusto per trovare i prati masarati d’acqua e metà Kundalini bagnata. Che si fa? Laggiù in fondo fanno capolino le Placche dell’Oasi, non sembrano neanche troppo bagnate.
Era giusto il Maggio di qualche anno prima (1995…, nda) quando un gruppetto di belligeranti alpinisti affrontava Uomini e topi con in mano la semplice eppur chiara relazione della via redatta dall’Antonio Boscacci. Circa 300m di III, da attrezzare: semplice. Spinti dall’entusiasmo sparammo dritti sulla prima placca per accorgerci di aver ripetuto il Gioco dello scivolo di Ivan Guerini. Una doppia ci riportò alla ragione e alla base delle placche superiori. Partii fiducioso che il tiro soprastante fosse difficile solo all’apparenza, trasformandosi nel III+ disegnato da Boscacci. Lo sguardo più attento (alla relazione) avrebbe riconosciuto la bella variante Baader, ben più difficile del tiro originale. Ad ogni modo quando ci sei sopra ti tocca salire e in men che non si dica arrivammo alla fine, non senza aver superato un V+ non menzionato nel disegno (forse non abbiamo imboccato lo svincolo giusto per il bosco terminale?). Per non farci mancare nulla ci inventammo la discesa scambiando destra per sinistra e in breve ritornammo alla base. Mica male ‘sto III!
Il Mario Sertori (nella guida Solo granito, del 2007) la rivaluta con un IV ma a far giustizia delle difficoltà della via ci pensa qualche anno dopo Jacopo Merizzi nel suo bel libro MelloMito (Edizioni VEL, 2013) che oltre a dare un contesto storico alla via (ma non spiega il motivo del nome) ne propone una gradazione più in sintonia.
PS: Al ritorno, passando sotto Kundalini la vediamo in ottimo stato, sebbene non completamente asciutta… sarà per la prossima volta, ora pizzoccheri al Gatto Rosso, che ben si sposa con i topi della via!
La relazione della Via Uomini e Topi e’disponibile a questo link
aggiungo altro feticismo d’antan :-))))